Zi Pasqualin e zia Titina

Zio Pasqualino da ragazzo si era innamorato di una bella ragazza di un paesino dell’entroterra molisano. I suoi genitori non erano molto contenti di questo matrimonio perché preferivano una ragazza del posto. Zio Pasqualino era un ragazzo alto, biondo e con gli occhi azzurri, al paese erano soliti chiamarlo “’u tedesc” per cui possibilità di trovare una bella ragazza ne avrebbe certamente avute. Ma Zia Silvia, sua madre, più che suo padre z’ M’chel,  pensava  “mogli e buoi dei paesi tuoi”.

Nonostante non avesse il loro consenso, zio Pasqualino non volle cedere e sposò lo stesso la sua amata Titina.
Visto che soldi in casa non ne entravano abbastanza, decise di emigrare in America con la sua giovane moglie.
Lì avrebbe avuto sicuramente fortuna e avrebbe potuto poi sistemare anche il resto della famiglia che era rimasta al paesino.
Era la fine degli anni 40, tanti contadini del mio paesino emigravano nel Nord Italia, dove c’era ancora tanto da ricostruire a seguito delle distruzioni provocate dalle guerre, inoltre c’erano tante fabbriche, per cui Milano aveva bisogno di manovalanza.
Ma lui credeva che l’America gli avrebbe dato più guadagno. A quell'epoca, l’unico modo per arrivarci, spendendo relativamente poco, era in nave. Ma per partire bisognava avere il Nulla Osta dal comune di residenza. Ottenuto il permesso, la coppia di giovani sposi partirono. Zi’ Pasqualino mi racconta spesso dei sacrifici che hanno fatto nei primi tempi che vivevano a Montréal. Dormivano in una baracca senza alcun arredo, pensate che lui aveva recuperato uno scatolone che fungeva da tavolo e Titina era solita apparecchiare sullo scatolone, per non dimenticare le maniere di una vita normale e dignitosa.
Zi’ Pasqualin mi raccontava che era talmente urgente la necessità di trovare un lavoro che ogni cosa che gli veniva chiesto di fare lui cercava di farla nel modo migliore possibile chiedendo in cambio una miseria. Un giorno un signore gli chiese di aggiustargli un paio di scarpe vecchie, e lui gliele aggiustò con tanta attenzione che quando le restituì al proprietario, questi gli disse che sembravano più nuove di quando le aveva comprate.
Io non credo di essere in grado di immaginare quanto sacrificio lui e zia Titina fecero per mettere su una famiglia con 2 bambine ed un bambino.
Con orgoglio un giorno mi parlò di suo figlio che era diventato un bravo medico ed aveva tanti pazienti. E mi raccontò di come invece, per un po’ di tempo, una delle sue figlie era stata sfortunata perché aveva sposato un uomo che l’aveva fatta tanto soffrire, ma da cui aveva poi divorziato. In seguito fu fortunata perché conobbe un altro uomo che l'amava tantissimo.
Io ho conosciuto di persona Zio Pasqualino solo 12 anni fa, anno in cui per la prima volta tornò al paesino dove aveva le sue radici. Prima di allora, non era mai tornato, io e mio marito accompagnammo lui e zia Titina a vedere tutti i luoghi che gli ricordavano la loro gioventù a Montelongo: il paesino di provenienza di zia Titina di cui in questo momento mi sfugge il nome, l’albero di ciliegie sul quale vide per la prima volta la ragazza  che poi lui sposò intenta a raccogliere le ciliege ed altri luoghi…
Zi’ Pasqualin mi raccontò anche che a Montréal lui lavora molto per divulgare la parola del nostro Signore… quando ci mettevamo a tavola non mancava mai di fare una breve preghiera di ringraziamento al Signore.
Fin qua sembra proprio una bella favola che inizia male, ma che ha poi un happy ending… purtroppo però … il destino gli è stato molto sfavorevole, a mio avviso! Perché qualche anno fa il figlio medico è morto dopo una grave malattia, lasciando la moglie e due bambini e il 29 Agosto 2010 lo stesso male gli ha portato via anche la carissima figlia Silviana.
Per un genitore è atroce dover seppellire un figlio, questo tutti possono immaginarlo, doverne seppellire due è inimmaginabile, mi chiedo a che livello di disperazione può arrivare una persona quando si trova davanti ad una scelta IMPOSSIBILE come quella che doveva fare  mio zio Pasqualino  al quale i medici della carissima figlia hanno detto che potevano esserci speranze per salvare la vita di Silviana, ma bisognava trasferirla in un ospedale specializzato che si trova in un altro Stato, ma il trasporto della malata in aereo è molto caro, inoltre l’ospedalizzazione sarebbe costato molto di più di quanto avrebbe racimolato vendendo i suoi organi e tutti i suoi averi.
Mia zia Titina, che già dopo la morte del primo figlio Michele era caduta in una grave depressione, con la morte della figlia non riusciva a versare più nemmeno una lacrima.
Mio zio al telefono mi disse:"è incredibile che forza ha mia moglie, io piango in continuazione, mentre lei non versa una lacrima e non pronuncia una parola”.
Un giorno, pochi giorni prima della scomparsa della figlia, zia Titina era andata nel giardino dietro la casa a raccogliere un po’ di verdure da cuocere per mezzogiorno, aveva però lasciato sul fornello acceso un pentolino, quando tornò in casa vide una fiammella, ma non si sa come mai, non avvisò nessuno di quello che stava accadendo e non so nemmeno se ci provò, ma subito dopo, quella fiammella diventò un falò che polverizzò tutto quello che lei e Zi’ Pasqualino avevano realizzato in una vita di sacrifici.
La cosa che dispiacque di più era il fatto di aver perso nel fuoco tutte le foto e gli oggetti cari che hanno un valore che va molto al di là di quello economico, cose che non si possono ricomprare nemmeno con tutto l’oro del mondo, perché i ricordi hanno un valore inestimabile!!!
Quando ho sentito mio zio al telefono mi aspettavo, come è solito quando delle persone passano attraverso queste esperienze, che Zi’ Pasqualino esprimesse parole di rancore, di delusione verso il Signore al quale lui aveva dato tanto ma che gli ha tolto tutto.
Con mio grande stupore zio Pasqualino ha continuato a parlare  di come è importante mettersi nelle mani del Signore per superare anche questi momenti. Mi parlò anche di un sogno che ha fatto la notte dopo la scomparsa di Silviana… stava camminando su un sentiero e ad un certo punto il sentiero si oscurò, lui continuava a camminare cercando di indovinare dove metteva i piedi… quando uscì dal buio si guardò indietro e vide che la strada che aveva appena attraversato senza guardare era limitata da un dirupo e una voce gli disse “era necessario che tu ci passassi attraverso!”

Io credo che il diavolo si diverta ad accanirsi proprio sulle persone che amano tanto il Signore, e noi, se siamo dei veri cristiani, con una fede veramente forte dovremmo accettare la sua volontà.