ettera al MINISTERO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE

03.01.2010 23:37

Cara dottoressa Gelmini,
sono un'insegnante di inglese della sua scuola pubblica e alla visita "psicologica" presso l'ospedale militare di Milano 10 anni fa, non sono riusciti a evidenziare il mio grave handicap: faccio fatica i ricordare non solo i nomi, ma anche le facce delle persone. Sono assolutamente incapace di riconoscere le facce delle persone e non parliamo dei nomi. Questo handicap potrebbe essere irrilevante se lavorassi come, non so, bidella o donna delle pulizie, ma lavorando nella scuola, a mio avviso è gravissimo: non riconosco le facce dei miei alunni e nemmeno i loro nomi. Arrivo alla fine dell'anno scolastico che mi capita ancora di confondere il volto di un ragazzo di una classe, magari con quello di uno alunno di un'altra classe. 
La cosa è aggravata dal fatto che sono precaria (da 10 anni) e ogni anno cambio alunni, genitori, parenti, bidelli, segretarie, dirigenti scolastici, libri... anzi no, quest'anno per la prima volta in 10 anni ho usato lo stesso libro che usavo in un'altra scuola. Ogni anno devo superare il distacco dai miei alunni ai quali mi affeziono tantissimo, ma poi so che sarò circondata da altri ragazzi che, con la loro vivacità, tipica adolescenziale, mi tirano su di morale. 
Quello che mi pesa maggiormente è dovermi far conoscere dai loro genitori, dai nuovi colleghi, segretarie, dirigenti, bidelli e colleghe che spesso non capiscono l'utilità dei miei metodi di insegnamento e a me pesa molto dedicare loro tempo e parole per persuaderli, cosa che avviene verso la metà del mese di Aprile, ma l'anno scolastico è alla fine e poi l'anno successivo devo ricominciare tutto da capo.
Dopo l'Università ho frequentato anche i due anni della scuola di specializzazione (SILSIS) che ha pesato molto sulla mia famiglia, non solo in termini economici, perché ero già sposata con un bambino e uno in arrivo che somato al fatto che abito in una città lontana dai miei genitori per poter usufruire di un aiuto morale e pratico, diventa veramente un'"impresa".
La SILSIS era l'unica porta che mi permettesse di entrare nella scuola pubblica. Infatti dopo questa scuola ho potuto varcare la porta della nostra bella scuola pubblica! anche se spesso sentivo le frecciatine di colleghe che avevo superato in graduatoria. Non dimenticherò mai il primo giorno di lezione alla SILSIS: "avete fatto bene a iscrivervi a questa scuola! Nel 2007 ci saranno talmente tanti pensionamenti che andranno a chiamare anche i porci per insegnare nelle scuole!" Ebbene, come dicevo, facendo la SILSIS sono salita in graduatoria, le persone dopo di me avevano tutti almeno 15 punti meno di m e io credevo di poter dormire negli allori... bastava aspettare il mio turno e il gioco era fatto e invece...? man mano che gli anni passavano vedevo che le persone dietro di me salivano sempre più... 3 punti l'anno... Accipicchia!!! e che succede?
Carissima sig.ra Gelmini, io sono certa che se le cose vanno avanti così prima che arrivino i porci a scuola, io sarò già in pensione da anni. Ho studiato le teorie dei metodi di insegnamento provate e teorizzate da decine di linguisti, ma sono certa che non esista una tecnica per eccellenza, perché le teste nostre e dei ragazzi sono tutte diverse e per ottenere buoni risultati con tutti gli alunni delle nostre classi, bisognerebbe usare strategie diverse per andare incontro alle strategie di apprendimento di ogni alunno e con tre ore alla settimana e classi di più di 20 alunni, credo proprio che questa sia un'impresa IMPOSSIBILE.
Sperando che si arrivi presto a un riconoscimento migliore della nostra professione non solo in termini di guadagni, ma anche di rispetto da parte dei genitori dei nostri alunni che spesso intervengono in modo inappropriato sul nostro modo di lavorare, bloccando la nostra creatività La saluto cordialmente e Le auguro BUON 2010