perché è così difficile comunicare?

chiedo un incontro a don Franco e gli parlo di quello che mi è successo oggi: stamattina vado a prendere la macchina per andare a fare la spesa (da qualche settimana trovo dei graffi e dei colpi sulla carrozzeria dell'auto che abbiamo comprato un anno fà) e noto il cofano un po' rientrato e in controluce si vedono delle impronte di scarpe. Provo sì rabbia per il danno alla mia macchina, ma sento più rabbia per il fatto che spesso chiedo in diversi Comuni dove insegno, lavoro e passo molto tempo per le vacanze di farmi aiutare durante le attività che organizzo per coinvolgere i ragazzi in attività ludiche essenziali per farli stare bene con sè stessi e con gli altri. Ma non ho mai risposte positive... Voglio però ringraziare il comune di un paesino dove ho insegnato lo scorso anno che ha sempre, dico SEMPRE, assecondato le mie richieste e quando ho detto loro di come sono meravigliata di ciò, la risposta è stata "prof. quando si tratta del bene dei nostri ragazzi, noi non diciamo mai di no!" Poi dico a don Franco che non ce l'ho col ragazzo o la ragazza che ha rovinato la carrozzeria della mia auto, ma con la società che non fa niente per andare incontro a questi ragazzi che sfogano la loro rabbia con questi atti.
Gli ho detto di tutti i miei sforzi per aiutare i ragazzi e di come mi sento sola e spesso contrastata... mi sento don Quichiotte che lotta contro i mulini a vento. Lui mi dice che quando mi sento così devo pregare per avere il coraggio di perseverare, non è facile ma tanti ci sono riusciti, e io gli rispondo "sì, ma a che prezzo!" e lui, disinvolto e continuando a trafficare col suo cellulare (credo non se ne distacchi mai per essere d'aiuto a tutti quelli che glielo chiedono) mi risponde "...e con quali risultati! non pensare sempre al lato negativo delle cose. Pensa piuttosto alle cose positive che riesci a fare con i tuoi alunni!"
Faccio per andar via perchè devo andare a prendere mia figlia al post-scuola e lui mi dice "stasera devo andare in un paesino vicino Voghera. Mi hanno chiesto di andare a parlare del disagio degli adolescenti, ma non so ancora cosa dovrò dire!" io prendo la palla al balzo e gli chiedo se posso andare con lui. L'appuntamento è alle 20:10. Puntualissimi partiamo.


Ci accoglie un'illuminazione da notte di Natale. Il paese è ordinato e ben illuminato. Tra il pubblico c'è anche il sindaco che dopo il saluto dell'organizzatrice dell'incontro ci tiene ad informarci che sarebbe stato presente anche se non avesse ricevuto l'invito. L'organizzatrice dice anche che le sedie a disposizione sono da cambiare perchè si rompono molto facilmente. L'incontro inizia con una presentazione con power point di un medico che, per ben un'ora, parla delle droghe usate dai ragazzi e di dati riferiti a numeri di ragazzi che ne fanno uso. A due minuti da quando il dottore comincia a parlare capisco che la presentazione andrà molto per le lunghe e il tempo per discutere sarà molto breve. Sarà bravo nel suo mestiere e nel fare statistiche, ma è un pessimo oratore. Ripete le stesse cose diverse volte, lo stesso errore, all'ennesima potenza lo faccio io, è per questo che ho paura di parlare in pubblico e quando voglio essere breve, sono una pasticciona!!!!
Tra l'altro durante la presentazione si rompono ben 3 sedie di cui anche quella del sindaco che va a terra a gambe all'aria. Per fortuna, nessuno si è fatto male. Una signora tra il pubblico dice che il paese è ordinato ma manca un'anima e questo lo noto anch'io in tante città ... Dal tono della voce del sindaco si capisce che si sente attaccato, come se l'assenza di quest'anima dipendesse da lui.  Dopo la presentazione del medico si dà inizio alla discussione. Avrei tante cose da dire, ma sento che sarebbe meglio non farlo perchè è già tardi, alcune persone sono stanche e si alzano per andar via, so anche che quando mi lascio prendere dall'ansia di dire tutto in poco tempo sbaglio a comunicare e combino un macello!!! Si chiede a don Franco cosa fare per aiutare i ragazzi. Don Franco fa un discorso molto chiaro, a mio parere, il problema però è sempre quello "la comunicazione non è nella bocca di chi parla, ma nelle orecchie di chi ascolta" come lui stesso diceva quando gli ho chiesto di venire nella mia classe lo scorso anno. Dice che non vuole parlare da parroco, ma sarebbe meglio quando si torna a casa la sera dare un bacio ai propri figli.
Una signora chiede ancora cosa fare con questi ragazzi, io DEVO prendere la parola e le dico "io insegno e non dò molti compiti perchè la famiglia non ha più tanto tempo da passare con i figli, per cui anzichè fare gli insegnanti o rimproverare i figli per i compiti che non svolgono, voglio che facciano i genitori che se hanno tempo devono dire parole dolci ai figli e dire loro che sono delle "meraviglie"  (in ogni ragazzo si può trovare un po' di meraviglia, basta cercarla) e non "ignoranti e fannulloni". Bisogna mostrarsi interessati a quello che fanno e giocare con loro per dimostrare loro che gli si vuole bene. E' tardi, per cui mi tolgono la parola, io sono un po' agitata e questo quando si parla in pubblico non va assolutamente bene. Mi giro verso la signora che è seduta dietro di me e, mostrandole un libricino delle lettere di Don Bosco, le chiedo di leggere due righe dove Lui stesso affermava questo. La signora scocciata mi risponde "cosa vuole dire con questo professoresa, che io non amo i miei figli?". Io resto paralizzata... vorrei dirle che non stavo parlando di lei e del suo rapporto con i suoi figli, l'obiettivo dell'incontro non è "cosa consigliare a questa mamma!" capisco che ho sbagliato tutto, ma mi sento di dare ancora qualche consiglio al sindaco che si sente anche lui accusato di questo abbandono degli adolescenti. Ma ormai è mezzanotte e bisogna chiudere l'incontro. Dopo la chiusura mi avvicino al sindaco e gli dico che dalla mia esperienza come educatrice ed animatrice ritengo che non basta che il comune costruisca un locale dove i ragazzi possono incontrarsi, ma è necessario avere degli educatori preparati, che sappiano come comunicare con i ragazzi altrimenti è tutto inutile. E' fondamentale che i ragazzi abbiano una guida e diventare una guida non è facile. Bisogna muoversi con cautela. Don Franco ha fatto una similitudine "come si muovono le pedine della Dama?" si va avanti e solo quando si fa damona ci si può muovere come si vuole. Ma credo che tanti nella sala non abbiano capito il senso di questo esempio. Dico al sindaco che è importante come ci si rivolge ai ragazzi altrimenti si rischia di fallire. Per tutto il tempo che parlo il sindaco mi guarda con un atteggiamento da superiore (per di più lui è alto e io sono una tappa) facendomi capire che lui è completamente indifferente a quello che gli dico e senza dirmi niente gira le spalle e saluta un suo amico chiedendogli di stringergli la mano "destra" e non la "sinistra".
Sono uscita dalla sala amareggiata. Il maggior disagio degli adolescenti è dovuto al fatto che vengono esclusi e non si sentono accettati dagli altri (amici, familiari, insegnanti ecc.) Come possono degli adulti aiutare gli adolescenti ad accettare gli altri se loro stessi  vedono gli altri come degli "aggressori". Sembra che non sappiano comunicare e se non sanno comunicare non ci può essere collaborazione. Tra qualche giorno devo incontrare i genitori dei miei alunni, ogni volta che lo propongo le mie amiche mi mettono in guardia "è pericoloso! quando i genitori sono insieme cercano di trovare il modo per metterti in difficoltà e non c'è niente di più pericoloso di tanti genitori messi insieme per darsi forza nel contrastarti" per questo non l'ho mai fatto. Ma quest'anno voglio provarci. Vada come vada.... magari mi va bene, ma devo prepararmi per non rischiare di sbagliare la comunicazione. Sono certa che don Franco mi darà un valido aiuto.