Lavori di gruppo

 

  PROGETTO: LAVORO DI GRUPPO

        RICHIESTA DI INTERVENTO IN CLASSE DI ANNAGIULIA BRUNATI
                        COLLABORATRICE PRESSO IL CENTRO “CON-TATTO” DI PAVIA
 
 

§ 1 Importanza del lavoro di gruppo per formare i ragazzi alla socializzazione.

 

Durante i lavori di gruppo, i ragazzi devono: esprimere le proprie idee; condividerle con il gruppo; considerare le diverse possibilità; considerare i punti di vista degli altri componenti del gruppo e giungere ad una decisione condivisa dal gruppo. E’ un lavoro che comporta un alto impegno da parte dell’insegnante, poiché quando si chiede ai ragazzi di esprimere le proprie idee e condividerle con gli altri vengono a crearsi delle dinamiche per cui è indispensabile l’intervento di una terza persona che faccia da intermediario, guidando le discussioni per aiutare i ragazzi a trovare la soluzione migliore senza banalizzare quelle scartate. Questo lavoro è molto delicato poiché, il rifiuto della proposta di un alunno, potrebbe portare a delle conseguenze negative sul clima del lavoro di gruppo. Il ragazzo che vede rifiutata la propria proposta potrebbe smettere di partecipare alla realizzazione del lavoro; arrabbiarsi e impedire lo svolgimento tranquillo dell’attività.

 

Questo è un lavoro indispensabile da far fare ai ragazzi di oggi, per prepararli alla vita da adulti nell'ambiente lavorativo.

 

Molti insegnanti rinunciano a far svolgere i lavori di gruppo in classe, perché sembra di “perdere” tempo.

 

§ 2 regole per lo svolgimento dei lavori di gruppo

 

Perché il lavoro di gruppo funzioni è necessario tener presente delle regole:

  • Se la classe non è abituata a lavorare in gruppi, è meglio iniziare con dei gruppi di 3 alunni.
  • È necessario dare un compito non troppo difficile da svolgere.
  • Accertarsi che i componenti dei gruppi abbiano capito cosa si richiede loro di fare.
  • Ogni alunno deve avere un compito preciso. Il ragazzo  che non è impegnato in alcuna attività o si isola e non contribuisce alla creazione del lavoro o diventa un elemento di disturbo per il gruppo e per la classe intera.
  • Sarebbe meglio dare al gruppo solo uno spunto che serva a sviluppare il lavoro che andranno a creare in toto da soli.
  • Quando il gruppo è grande, 5 o 6 componenti, è necessario individuare un capo gruppo con il compito di controllare che i compagni lavorino e non disturbino.

 

§ 3 Esempio di dinamica durante il lavoro di gruppo:

 

  • La classe è divisa in cinque gruppi e ogni gruppo deve inventare una favola con una morale finale che è stata data dall’insegnante. Dopo cinque minuti dall’inizio del lavoro mi avvicino al gruppo composto da K., A., M. e D e chiedo come mai non stanno lavorando. M. dice che K. è andato via perché non vuole lavorare, lei sta cercando di inventare la storia, A. e D. devono disegnare i personaggi che non sono ancora stati individuati. Nel frattempo K. vaga per la stanza disturbando gli altri gruppi. K. è arrabbiato perché viene rimproverato dalle compagne che lo accusano di non partecipare al lavoro. Faccio sedere K. al suo posto e usando “l’ascolto attivo” di T. Gordon, guido i ragazzi a capire che il lavoro di gruppo va fatto “in gruppo” e non individualmente. Chiedo ai ragazzi come mai K. vaga per la stanze e lui risponde “perché non so cosa devo fare”. Chiedo loro le “wh” questions per costruire la storia. Chi sono i personaggi, dove si svolge la storia, chi è l’antagonista e chi è l’aiutante. M. dice che l’antagonista è arrabbiato e buca le ruote di una macchina. Io chiedo di chi è la macchina e M. dice “della professoressa”. Io chiedo “perché l’antagonista è arrabbiato?” K., con aria scocciata, dice che il protagonista è arrabbiato perché ha preso una nota da quella insegnante”. I ragazzi sono finalmente stimolati ad arricchire la trama, lavorano con entusiasmo e passo ad aiutare gli altri gruppi. Questa dinamica è un buon esempio per dimostrare come i ragazzi, se non hanno un compito chiaro da svolgere, non lavorano e possono disturbare gli altri. Il fatto di contribuire nella costruzione di qualcosa in un gruppo, rende l’alunno contento e l’autostima sia da parte del ragazzo stesso che da parte dei compagni, aumenta, facendolo stare meglio sia con sé stesso che con i compagni.

  

§ 4  cosa penso del “cooperative learning”

 

Qualche anno fa ho seguito un corso sull’”apprendimento cooperativo” tenuto dalla dott.ssa Zanetti nella scuola di Casorate Primo (PV) dove insegnavo. Il seminario è stato molto teorico e la pratica con la presenza di un esperto in classe, sarebbe stata svolta durante il successivo anno scolastico.

Purtroppo, io sono precaria e cambio scuola tutti gli anni, per cui non ho potuto usufruire della parte pratica del corso.

Poiché trovo molto utile questo metodo di lavoro, ho continuato ad interessarmi al “cooperative learning” leggendo libri editi dalla casa editrice Erickson e quest’anno ho voluto dedicare molte delle mie ore ad insegnare ai miei alunni a collaborare, a lavorare insieme e a discutere in modo corretto.  Ho cercato di dedicare molto del tempo in classe a far riflettere i ragazzi sul loro modo di relazionarsi con gli altri e a rispettarli.

Il lavoro di gruppo è fondamentale per  insegnare ai ragazzi a STAR BENE insieme per poi imparare a star bene con gli altri anche fuori dalla scuola e nel futuro nell’ambito lavorativo.

 

§ 5 la MISSIONE della scuola: insegnare l’autonomia ai nostri “digital natives”

 

Sono convinta che per far fronte all’emergenza educativa di cui tanto si parla nei nostri tempi, questa sia la maniera migliore in cui la scuola possa operare.

Trovo che la MISSIONE della scuola di oggi non sia tanto riempire gli alunni di nozioni, noi professori non dobbiamo pensare di renderli “insegnanti” di matematica, di inglese od altro…, ma trasmettere in loro l’entusiasmo per le materie che insegniamo. 

Ritengo inoltre, che lavorare in questo modo con classi numerose sia molto difficile.

Ai tempi della dittatura era possibile insegnare anche con classi di 40/45 alunni, perché si chiedeva ai ragazzi di essere “sottomessi”.

Inoltre, un tempo, a scuola ci andavano solo alunni motivati e con tante possibilità (economiche e, a volte, di aiuto in casa).

I ragazzi di oggi vengono anche chiamati “digital natives” hanno tantissimi stimoli esterni positivamente ma anche negativamente grazie e a causa di internet. I nostri alunni sono molto “liberi” e spesso soli a casa.

Se vogliamo insegnare ai nostri ragazzi l’autonomia, la collaborazione e a star bene con gli altri è necessario avere classi formate da non più di 17 alunni, più tempo e più disponibilità finanziarie.  Lo so che è una Utopia, ma il compito di noi insegnanti è molto difficile e senza queste premesse è impossibile lavorare al meglio. Non siamo onnipotenti.

Inoltre, dovremmo imparare ad accontentarci dei piccoli risultati, perché quando si trasmettono delle nozioni, non sempre i ragazzi riescono ad esternare le loro competenze. Spesso non è possibile vedere i risultati nell’immediato.

Il compito di noi insegnanti è di seminare conoscenze, ma dobbiamo anche rassegnarci all’idea che non sempre il nostro seme cade su terreno fertile. Esso potrebbe cadere su un terreno in cui il seme impiega più tempo per crescere, ma potrebbe anche cadere sull’asfalto… Non dobbiamo sentirci frustrati se alla fine dell’anno non riusciamo a vedere raggiunti i nostri obiettivi al 100%.

Quest’anno, grazie alla disponibilità di alcuni colleghi che mi hanno dato la possibilità di lavorare anche durante delle ore non mie (3 ore alla settimana sono veramente poche) ma in compresenza, ho potuto dedicare molto tempo ai lavori di gruppo per far creare storie, rappresentare dialoghi con l’uso del teatro, fare esperimenti pratici…

Ho avuto molte soddisfazioni, i ragazzi son stati molto motivati, ma faccio sempre molta fatica a gestire i gruppi. Non sempre è facile applicare in pratica le teorie proposte dai libri.

 

§ 6 Invito a scuola di Annagiulia Brunati: esperta nella gestione dei lavori di gruppo

 

Un giorno ho avuto modo di osservare Annagiula Brunati, collaboratrice dell’associazione con-TATTO di Pavia, mentre faceva svolgere un lavoro di gruppo a bambini delle scuole elementari presso l’associazione “la Mongolfiera” della biblioteca dei ragazzi (PAVIA).

Ai bambini è stato chiesto di creare una storia per realizzare un fumetto. Ho potuto costatare la sua alta capacità di gestire il lavoro di gruppo e le ho parlato delle difficoltà che trovo io durante lo svolgimento dei lavori di gruppo nelle mie classi.

In 2 minuti, Annagliulia mi ha dato dei suggerimenti che trovo molto utili e le ho chiesto se è disposta a venire un giorno a scuola per “insegnarmi” come gestire i miei gruppi di lavoro. 

Annagiulia ha accettato e abbiamo fissato la data dell’incontro.

Sono certa che questo aiuto mi sarà di grande utilità.